La passione per la "comunicazione" è nata fra i banchi di scuola. Mentre scoprivo i primi rudimenti di programmazione ero attratto dalle potenzialità di comunicazione dei PC. Alla fine degli anni '80 non c'erano molti strumenti disponibili, ma una strada la trovai: il mondo della produzione audio e video.
Il digitale era ancora ancora "teoria", ma il mondo della produzione musicale trasformava la ripetitività delle programmazione in qualcosa di creativo.
Erano i tempi dei computer "Atari" e delle prime versioni di Cubase, dei Mac con Performer. Ho vissuto l'epoca dei DAT, dei primi masterizzatori digitali, delle prime registrazioni digitali. L'hard disk recording era fantascienza e solo dopo qualche anno riuscì a mettere mano su "Internet".
Dalla prima volta che ascoltai il suono del Modem è stata una rivoluzione continua che ha cambiato il mondo e il nostro modo di lavorare e relazionarsi.
Quando scrissi la tesi in "Didattica del diritto e telematica", alla fine degli anni '90, insieme alla potenzialità della formazione a distanza, delle prime idee di e-learning, di portare l'Università fuori dall'università, feci anche riferimento a tutto un mondo di strumenti analogici che sparirono velocemente. Pur riconoscendone il valore accademico non credo fu particolarmente apprezzata da chi considerava l'aula alla stregua di un forte inespugnabile.
Ci sono voluti tre decenni e una dolorosa pandemia per vederne una parziale, spesso errata, applicazione su grande scala. Certo, la formazione a distanza ora è realtà.
La formazione, altra mia passione. Un lavoro che mi permette di crescere e migliorare ogni giorno, di conoscere tante persone, ambienti sempre diversi, frequentare aziende, istituzioni, imprenditori e dipendenti, dirigenti e impiegati. Un lavoro che richiede impegno e sensibilità.
Sì! Sensibilità, perché non basta essere preparati su uno specifico argomento, bisogna sempre tener presente che ci stiamo relazionando con persone.
Persone che hanno scelto di investire il loro tempo e che confidano nelle tue capacità, nella tua abilità a trasmettere e a fargli vivere un’esperienza positiva.
Stare in aula insegna molto sulla vita e sulle persone: ho visto tanti sorrisi, tanta soddisfazione per il traguardo raggiunto, ma ho visto anche lacrime, facce addolorate, momenti di sconforto. Perché la vita non si ferma mai ed entra nelle aule.
Ho formato più di 15 mila persone negli anni, ma quanto ho ricevuto in cambio è e resta impagabile. Non dimenticherò mai i volti di molti di loro, le parole, i ringraziamenti, le critiche e, soprattutto, i consigli che mi hanno dato per migliorare.
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