Come la maggior parte degli utenti ho iniziato ad usarli per gioco e curiosità. Facebook la faceva da padrone e, spesso, mentre erogavo i miei corsi mi trovavo a doverne spiegare logiche e uso.

I primi esperimenti con la gestione delle  pagine Facebook  sono arrivate  alla fine della prima decade del 2000, quando ho iniziato ad associare alcuni siti che avevo in gestione prima con Facebook e poi con lo scomparso G+.

Ricordo bene il fermento e la ricerca di una modalità d’uso specifica, non di mero rimbalzo di ciò che si pubblicava sul web.

La maggior parte delle conoscenze le ho maturata a partire da quegli anni come SMM, per pagine dedicate a aziende del settore turismo, Enti locali, promozione del territorio.

In particolare, ho acquisito una lunga e complessa esperienza come Community Manager per aver gestito canali social in ambito “politica nazionale”.

Lavoro che mi ha portato a gestire con ampia autonomia, ma  in collaborazione con un team affiatato, pagine Facebook con circa 115.000 followers, profili Twitter con circa 51.000 follower, profili Instagram con più di 25.000 follower.

Ovviamente è un ambito molto specifico, con sfaccettature complesse diverse dalla gestione dei più classici canali aziendali, ma che mi ha formato molto sulla gestione delle crisi, delle shit storm, della difesa dalle fake news, della velocità di risposta, della necessità di rivolgersi alle autorità di sicurezza.

6.5 milioni di persone nella settimana con più di un milione di interazioni

Nel corso del tempo con questi canali abbiamo raggiunto fino a 6.5 milioni di persone nella settimana con più di un milione di interazioni. Un lavoro infernale per mole e diversità che mi ha dato molto, sia dal punto di vista professionale che da quello umano.

Non ci sono mai stati momenti difficili, errori, mancanze? Magari! I social raccontano la vita, quindi sono strumenti potentissimi sia in positivo, che in negativo. Come dice il noto adagio Mahatma Gandhi "La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia". 

Ovviamente mi sono occupato anche di canali con poche migliaia o centinaia di followers. I numeri sono indici che bisogna contestualizzare e comprendere, senza dimenticare che è bello avere tanti followers, ma di solito è meglio avere tante conversioni.

Una cosa, però, l'ho imparata: la gestione dei canali social non si improvvisa, non è un’attività residuale, non è un “quando ho tempo lo faccio”, né tanto meno “lo faccio fare a mio figlio che si diverte”.

E’ attenta pianificazione, analisi del pubblico di riferimento, delle esigenze dei clienti, degli obiettivi di business, della storia delle crisi, ove già registrate. Se possibile significa definire i ruoli e i rapporti, perché aspettare potrebbe non essere la scelta migliore. Scegliere il canale o i canali, disegnare la strategia, studiare i contenuti da creare, i formati e tanto, tanto altro.
No, non è un lavoro facile come sembra se consideri che ti rapporti ogni istante con il tuo pubblico, il tuo asset più importante.

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